24 dicembre 2017

"Robinson, La Repubblica"

Mister Bovary

Una confessione postuma di Marcellus Emants (La Tartaruga)

Una confessione postuma (traduzione di Laura Pignatti, La Tartaruga, pp. 242) di Marcellus Emants è un romanzo olandese del 1894, riscoperto da J. M. Coetzee, che l’ha tradotto in inglese e gli ha dato una nuova vita, insieme a un posto fra i classici della Penguin.

All’inizio, diversamente da altri romanzi dell’epoca, il libro di Emants suona un po’ datato, ma nella seconda parte prende il volo e stupisce per la sua modernità. Si potrebbe addirittura leggere come un noir contemporaneo. Emants come un precursore di Herman Koch? Perché no. Anche la scelta del «romanzo confessione» come genere letterario porta dritta a Koch e le analogie con opere come Il fosso o Villetta con piscina sono molte. Entrambi, a più di un secolo di distanza, costruiscono la tensione attraverso una voce narrante folle, per quanto attenta a non fare trapelare questa follia all’esterno. E amano raccontare personaggi ossessionati dalle apparenze borghesi, imprigionati in una soffocante civiltà delle buone maniere e proprio per questo destinati a esplodere.

Ma, anche se può essere suggestivo leggere un autore olandese dell’Ottocento alla luce di un autore olandese contemporaneo, bisogna ricordarsi che il libro di Emants va inserito in un preciso contesto storico. Prima di essere uno scrittore vicino al gusto di Coetzee o un precursore di Koch, Emans è un contemporaneo di Flaubert e di Turgenev. E’ un naturalista come Zola, con cui condivide l’interesse per le teorie sull’ereditarietà e la psicopatologia. E soprattutto un ammiratore di Dostoevskij. «Vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una malattia», dice il protagonista di Memorie del sottosuolo. E’ una frase che avrebbe potuto pronunciare anche Termeer in Una confessione postuma.

Termeer è un anti-eroe dostoevskiano, un personaggio volutamente sgradevole e meschino, che non può fare a meno di trasformare il disprezzo per se stesso in disprezzo per gli altri. Disperatamente alla ricerca della felicità come una Madame Bovary qualsiasi, è pronto a uccidere per i suoi sogni. Insomma è un figlio della letteratura ottocentesca, cresciuto come tutti su Rousseau, che però sente nell’aria l’era di Freud e il bisogno di raccontarsi attraverso un’autoanalisi feroce e impietosa.

Termeer è incapace di costruire rapporti umani – «è come se fossi vivo solo nell’immaginazione», dice – fin dall’infanzia tende all’isolamento, anaffettivo come i suoi genitori. Tormentato da ambizioni artistiche che gli portano solo frustrazioni, spreca la sua giovinezza alla ricerca di emozioni mitizzate. In realtà è solo un borghese benestante che ha abbandonato gli studi e vive di rendita, spostandosi da una città all’altra, sempre insoddisfatto. Fino a quando non incontra Anna. Una ragazza educata e remissiva, che non lo attrae nemmeno, ma che non lo spaventa. Termeer non è certo innamorato, ma con la stessa rovinosa furia con cui ha sempre agito, decide di sposarla. E’ convinto che il matrimonio lo possa salvare dal suo lato oscuro. Lui stesso si definisce «malato, molto complicato, nevrastenico, sotto certi aspetti imprevedibile, sotto altri perverso», «un caso di degenerazione».

Anna si rende conto presto di avere fatto una scelta sbagliata, ma è una donna responsabile, che prende sul serio i suoi doveri. Solo la disumanità che Termeer dimostra davanti alla morte della loro bambina, la costringe a chiudersi in un silenzio ostile. E’ l’inizio della fine, almeno dentro di loro. Guai a toccare le apparenze.

Poi si presenta un ex predicatore, pronto a consolare Anna dal suo lutto e dalla sua solitudine. Termeer, che non ha mai desiderato sua moglie, diventa di colpo pazzamente geloso. Incoerente come al solito, oscilla fra possessività e desideri di fuga fra le braccia di una mantenuta, fra la voglia di vendicarsi per un torto subito solo nella sua immaginazione e quella di separarsi per cercare una felicità che non potrà trovare mai. Si torna così all’incipit folgorante del libro: «Mia moglie è morta e sepolta. Io sono solo in casa, solo con due cameriere. Quindi sono di nuovo libero, ma a cosa mi serve, ora, questa libertà?»

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