9 ottobre 2010

"La Repubblica"

L’amica del cuore e il dolore della scomparsa.

Può accadere di vedersi morire? Può accadere se chi muore è l’amica di sempre con cui si è diviso tutto: scuola, segreti, storie d’amore, vestiti, dubbi e anche follie. Può accadere se la morte arriva a turbare la vita nel suo pieno rigoglio, intorno ai trent’anni.

Clara, che poi è diventata una libraia, si è sempre specchiata in Lisa. Ad un certo punto, da ragazze, hanno persino pensato che forse erano lesbiche e avevano provato a baciarsi. Non era successo niente, erano amiche, super- amiche, ma basta così. Adesso Lisa, che si è sposata e ha un bambino di pochi mesi, sa che i suoi giorni sono contati e il capolinea è ormai l’hospice Bentivoglio, appena fuori Bologna. Clara è lì, insieme ad altri amici di Lisa: il gruppo con cui hanno condiviso la giovinezza e la prima maturità, la spensieratezza e i primi problemi.

Caterina Bonvicini, una scrittrice che ha ormai una sua cifra originale, dopo L’equilibrio degli squali (2008), un romanzo complesso e maturo, imperniato sulla depressione e sulla schizofrenia, affronta ora con questo suo Il sorriso lento il tema cruciale della morte prematura per cancro. Alla storia di Clara e Lisa si affianca la storia di Ben, un grande direttore d’orchestra, e di Anna, la sua ex moglie. Sono altre vite questa volta e proiettate su uno scenario internazionale. Lui è un uomo di successo ormai anziano, con alcuni matrimoni alle spalle e figli e figlie che non è capace di gestire. Lei è una cantante d’opera straordinaria che in lui vede un po’ un maestro e un po’ un persecutore. Si sposano. Sono uno che si sposa, dice Ben più o meno. Il matrimonio però non dura. Poi Anna si ammala di tumore, rifiuta di curarsi, e finisce nello stesso hospice dove è ricoverata Lisa. Il caso fa dunque incontrare Clara e Ben, accorso al capezzale della ex moglie.

II sorriso lento è un romanzo che probabilmente nasce da un’esperienza autobiografica, ma la fa crescere narrativamente esplorando altre possibili esperienze. Con quale intento? Sarebbe facile dire che si tratta di una elaborazione del lutto e di certo c’è anche questa. In realtà, credo, sembra che l’autrice voglia saggiare il peso della vita e del già vissuto a fronte di un evento così definitivo. E appunto la vita (il vivere) prende forma nel racconto e la si coglie nel suo essere felicemente quotidianità, ripetizione gioiosa, ma anche esperienza del nuovo continuo, talvolta forsennato, scambio d’amore e d’amicizia e forse più d’amicizia che d’amore. E se la vita prendesse altre forme? Ed ecco la storia di Ben: un uomo che ha sempre una nuova donna-paracadute che lo salva dal naufragio.

Il romanzo corre anzi precipita, come se la scrittura, sostenuta da un ritmo sincopato, avesse fretta di rivelarsi. Frasi corte, “parlate”. Paratassi. L’azione vince qui sempre sulla riflessione, anche se, paradossalmente, Il sorriso lento è destinato a far riflettere e a cercare un senso in quello che si fa. Un libro denso e straziante, ma anche buffo e giocoso. Con una Bologna bella, nebbiosa, cordiale e materna far da cornice a ciò che accade.

Paolo Mauri

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