20 febbraio 2008

"Vanity Fair"

Il ritorno del “male oscuro”.

Quattro libri e 34 anni non ancora compiuti. Come dire, complimenti. L’ultimo romanzo, appena uscito in libreria, si intitola L’equilibrio degli squali: parla di un padre lontano e di una madre assente, di una donna, Sofia, che si barcamena tra abbandoni e follie, e di uomini che danno il peggio di loro stessi. Così Caterina Bonvicini si ripresenta, con una storia carica dl sofferenza.

Perché, nelle sue pagine, è così pervasivo il male di vivere?
«Penso che sia un’epidemia. La depressione è la fragilità della generazione dei trenta-quarantenni. Sono circondata da depressi».

E lei com’è?
«Anch’io sono stata depressa: è uno stato d’animo che conosco bene. Ci sono passata e so quello di cui scrivo. Conosco i sintomi, anche se oggi mi dicono che ho gli occhi che ridono».

A chi è rivolto il libro?
«A chi ha affrontato momenti di crisi e scoraggiamento. Comunque spero che non ci sia un lettore tipo, ma che le mie pagine possano essere lette in modo universale, da persone di qualsiasi età, sesso, interesse, mestiere. E, anche se uso un punto di vista femminile, non è un romanzo femminile: ho una scrittura secca, pulita, poco romantica».

Nata a Firenze, cresciuta a Bologna, ora vive a Roma. Ma il suo libro è dedicato a Torino. Perché?
«Ho vissuto lì per tanti anni. È stata una città importante per la mia crescita. Una città che ho amato follemente, un po’ difficile certo, ma mi è rimasta nel cuore. Vorrei che la mia scrittura assomigliasse a Torino, nel suo rigore, nella sua linearità. È una città che ha dato forma alla mia anima e al mio cervello».

V.V.

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