2 febbraio 2008

"D – La Repubblica"

Squali in amore.

Cercano un equilibrio, ma si ritrovano in labirinti. Mostrano fragilità seducenti e poi sferrano colpi mortali. Sono indifesi e temibili, i personaggi di L’equilibrio degli squali di Caterina Bonvicini (terzo romanzo, dopo Penelope per gioco e Di corsa), già acquistato per la Francia da Gallimard. Al cuore dell’intreccio c’è la giovane Sofia, che in una Torino dritta e austera, eppure segretamente folle, si confronta con amori difficili e coazioni a ripetere. E cercando risposte all’inquietudine, si avventura nella storia dolorosa della madre, rischiando di perdersi. Eppure sta lì la chiave per decifrare il presente.

I personaggi del suo libro si cercano con impeto, ma finiscono per ferirsi.

«Il fragile è visto sempre con uno sguardo empatico, che lo erige a vittima. Ha profondità e gioie violente, improvvisi slanci di libertà che conquistano. La sua libertà, però, è insidiosa, a tranello: il fragile può essere molto feroce con chi Io circonda. Di questa sua ambivalenza è perfetta metafora lo squalo, creatura bellissima e pericolosa, che sale dagli abissi e ti divora. Gli squali, però, agiscono secondo la logica della natura. Le persone no. In fondo, rischia meno un biologo marino di un innamorato».

Eppure nel romanzo tutti, o quasi, anelano a un po’ di equilibrio.

«Fanno sforzi grotteschi per trovare armonia. Sono tutti dei forsennati: si aggrappano alla carne, quando la testa sfugge. Il sesso che vivono ha qualcosa di compulsivo, a volte è un modo per trovare un equilibrio, altre per perderlo definitivamente. È passione? Sembra più disperazione: tutti cercano di sostituire una vertigine con un’altra. Sono troppo irrisolti per incontrarsi davvero».

In tanta intensità, la protagonista non manca di ironia.

«L’ironia è una difesa: permette una lucidità critica».

Anche la madre ha una capacità di guardarsi liberatoria, ma che dà anche le vertigini.

«La sua è una libertà funesta. Vive la maternità in modi molto oscuri. E la figlia Sofia sarà obbligata a indagarli».

Laura Lamanda

Indietro