14 febbraio 2014

"La Stampa"

Un amore carsico tra Bologna e Roma.

Storia recente e vicende private di personaggi vari si sovrappongono in questo nuovo romanzo di Caterina Bonvicini. O meglio: vicende private di personaggi che, senza saperlo, interpretano, nella loro mediocrità, la realtà di un’epoca. In Correva l’anno del nostro amore, le figure maggiori sono due: un lui e una lei, un Valerio (figlio di un giardiniere e di una cameriera scontenta) e una Olivia (figlia di ricchi costruttori al cui servizio sono i genitori di Valerio). Si conoscono fin da bambini, con reciproca, forte attrazione, nonostante le origini socialmente molto diverse.

Sullo sfondo, dichiarati come didascalia di collocazione storica, gli eventi e i mutamenti del nostro paese, dagli anni Settanta (le stragi dell’Italicus e della stazione di Bologna) ai giorni nostri. Intorno ai due innamorati si agitano numerosi altri personaggi, soprattutto componenti delle due famiglie, e tra questi spicca un ritratto realizzato dall’autrice, quello della nonna di Olivia, Manon, sempre bella, elegante, colta, intelligente e snobbissima.

Valerio e Olivia sembrano a lungo correre su binari paralleli, e dunque vicinissimi quanto inesorabilmente impossibilitati a congiungersi. Il loro è definito dall’io narrante (Valerio) «un amore carsico». Lei è stravagante, incostante e sempre fuori posto nella sua vita di matrimonio e amori.

Lui, dopo varie incertezze, sposa la sorella (che non ama) di un compagno ricco, e si proietta a sua volta nei traffici del successo banale e della carriera di palazzinaro. Un arrivista moderato o quasi inconsapevole, non perfido ma senza slanci autentici, un piccolo uomo come tanti, un privilegiato opaco dentro la piccola realtà di questi decenni senza gloria e senza idee.

Il romanzo procede attraverso una minuziosa serie di eventi e micro-eventi raccontati da Caterina Bonvicini con vivacità incalzante, con attenzione alla lingua, e con la capacità di proporre ambienti e situazioni diverse nella concretezza dei dettagli.

Bologna e Roma sono i luoghi in cui si svolgono in prevalenza i fatti e soprattutto nelle coloriture dell’atmosfera di borgata l’autrice riesce efficace, persuasiva. In questo ambiente risalta per esempio il losco compagno della madre di Valerio (che aveva abbandonato il marito perché giudicato privo di ambizioni sociali), un infelice furfantello di piccola malavita locale. Risalta la frantumazione di una borghesia appiattita e divisa, incapace di dare al paese un senso di identità nazionale. Risalta il fatto che, tutto sommato, l’unica cosa autentica nel quadro complessivo della vita dei personaggi è l’amore che non demorde fra Valerio e Olivia.

Caterina Bonvicini, insomma, non ci presenta eroi, figure splendide, ma grigi emblemi plausibilissimi di un grigio tempo di ben poche nobili accensioni.

Maurizio Cucchi

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