27 gennaio 2016

"il Fatto Quotidiano"

Vittorio e le sette donne, detestabili, dunque amabili

Tutte cercano Vittorio. Ma lui non c’è. La sera della vigilia di Natale, attorno alla stessa tavola, in un’elegante residenza milanese, si trovano sette donne. Hanno età, temperamento e posizione sociale assai diverse ma tutte loro hanno in comune qualcosa: sono tutte le donne di Vittorio.
Lui, scrittore di mezza età dalle alterne fortune, è affascinante ma elusivo, sbadato e galante, ma la sua la pecca più grande è quella di essersi fatto travolgere dalla potenza femminina che lo circonda.
TUTTAVIA non possiamo biasimarlo, poiché le donne che Caterina Bonvicini gli ha posto accanto sono, a dir poco delle arpie. Dalla madre Lucrezia, (89 anni) designer di fama internazionale dall’animo gagliardo all’ex moglie Ada (61 anni), giornalista ipercompetitiva, dalla sorella Francesca (57 anni), docente universitaria dall’animo arido e asfissiante, alla seconda moglie Cristina (46 anni), nevrotica e con una spiccata tendenza alla violenza, specie nelle furiose liti con Giulia (16 anni), la più giovane fra le protagoniste, la figlia minore di Vittorio, colei che si distingue per la maschera che indossa, lussuriosa e menefreghista allo stesso tempo
Completa il quadro la figlia che Vittorio ha avuto con Ada, Paoletta (33 anni), impegnata a sopravvivere, a cercare i propri spazi fuori dagli schemi borghesi, consapevole d’essere stata travolta dall’ego fagocitante della madre. Infine, Camilla (26 anni): l’amante. Lei che dovrebbe vivere nell’ombra, viene crudelmente esibita da Cristina che vuole tutte le donne di Vittorio alla sua tavola nella notte della vigilia; ma Vittorio è furbo, o forse stremato, e si dilegua con un semplice sms inviato alla madre, prendendosi un anno
sabbatico dalla sua stessa vita. Da quel momento in poi saltano tutti gli equilibri ma
accade l’impensabile.
II nuovo romanzo della Bonvicini ha il grande pregio di essere un romanzo anti- femminista poiché l’autrice
porta in pagina sette donne ma le rappresenta senza cliché, guidandole in pagina con mano ferma, mostrandocele detestabili e odiose eppure fragili, degne d’essere amate. Il libro diviso in cinque
atti legati alle feste – Natale, Carnevale, Pasqua, Ferragosto, Sant’Ambrogio – ha una fortissima connotazione teatrale, con le protagoniste che si alternano nella narrazione dei fatti, ciascuna con il proprio punto di vista.
LA BELLEZZA di questo romanzo è soprattutto nel lavoro di sottrazione, nella costruzione della prospettiva con cui l’autrice presta voce a ciascuna, alternando gli stili e i punti di vista, giocando con il timbro, stupendo il lettore con l’uso degli emoticon in pagina per rendere l’universo tutto apparenza di Giulia. Sono sette donne che attendono il loro Godot ma in sua assenza, iniziano finalmente a risplendere di luce
propria.
Caterina Bonvicini confeziona un libro spietato, acuminato come una pièce di Yasmina Reza, in cui le protagoniste lentamente si spogliano, mostrando la loro natura, in uno sfarfallio di prospettive che è la chiave stessa del romanzo. Finché nell’ultimo capitolo ambientato a Sant’Ambrogio, quando tutte le risposte vengono svelate al lettore, giunge un ultimo colpo di scena, concludendo un gioco d’ombre in cui vince sempre chi fugge.

Francesco Musolino

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